Falsificare una firma o una competenza, timbrare il cartellino per un altro o dichiarare il falso sono tutti comportamenti integranti giusta causa di licenziamento.
Falsificare una firma, simulare fraudolentemente una competenza o la presenza sul posto di lavoro, possono rendere il dipendente colpevole del reato di falso, ex articolo 476 e seguenti del codice penale. Ed ogni qualvolta sul posto di lavoro sia stato commesso un reato questo giustifica il ricorso ad investigazioni aziendali.
Falsificare una firma
Tra i pronunciamenti più recenti della Cassazione riguardanti la falsificazione di una firma, c’è quello del 2015 in cui la Suprema Corte sancisce che non solo non si può modificare il contenuto di una scrittura, ma nemmeno falsificare una firma su quella scrittura. Ancora: una firma falsa è reato quando, a causa di quella scrittura falsificata, vengono coinvolti dei terzi. E così via, quando si falsifica la firma su una scrittura privata «taroccata» con un fotomontaggio, su un falso testamento olografo, su un falso contrassegno assicurativo, ecc.
È ancora reato falsificare la firma su un atto pubblico. Per atto pubblico si intende il documento redatto da un notaio o da un altro pubblico ufficiale con l’osservanza delle formalità richieste dalla legge.
False attestazioni di presenza
Il licenziamento con giusta causa, cioè senza preavviso, è legittimo per i dipendenti che in più occasioni timbrano l’uno per l’altro il cartellino di presenza per risultare (falsamente) in servizio.
Il licenziamento può essere comminato anche senza prova certa del fatto che i lavoratori abbiano falsificato le proprie presenze: è sufficiente che gli indizi in merito siano gravi e concordanti. È quanto stabilito dalla sezione Lavoro della Corte di Cassazione. In presenza di un legittimo sospetto, infatti, il datore di lavoro può avvalersi di un’agenzia investigativa che, installate delle telecamere occulte, potrà constatare e provare se davvero vi siano false timbrature.
False dichiarazioni
Altro caso poi è quello di chi dichiari di essere in possesso di una certificazione, competenza o titolo ma tale dichiarazione si riveli mendace.
Si potrà sostenere che il dipendente non sia più affidabile e quindi, ci si trovi nell’impossibilità di mantenere il rapporto di lavoro.
Gli strumenti investigativi a disposizione delle aziende vanno dalla perizia calligrafica alla telecamera occulta. A seconda della situazione e dell’esigenza verrà concordata la migliore strategia difensiva per l’organizzazione, con strumenti giuridici oltre che investigativi.
Axerta interviene in ausilio dell’azienda nella raccolta delle prove del reato di falso commesso dal dipendente, o del comportamento che configura concorrenza sleale. In ogni caso, la falsità commessa giustifica il ricorso al licenziamento per giusta causa quale provvedimento disciplinare, basato sulla lesione del vincolo fiduciario che deve sempre sussistere in un rapporto di lavoro.
Oltre ai reati come falsificare la firma o dichiarazioni, da oltre 60 anni Axerta si occupa di investigazioni aziendali tutelando i diritti di aziende e organizzazioni. Siamo stati ospiti in trasmissioni televisive nazionali e internazionali, guardale qui!