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Uso improprio dei permessi Legge 104

Uso improprio dei permessi Legge 104

L’abuso dei permessi legge 104 o l’ottenimento degli stessi con false dichiarazioni costituisce giusta causa di licenziamento.
A chi spettano i permessi ex lege

I permessi retribuiti ex legge 104/92 spettano ai lavoratori dipendenti disabili in situazione di gravità, ma anche al genitore, al coniuge, ai parenti o agli affini entro il secondo grado, in qualità di caregiver, a patto che utilizzino questi permessi per assistere il familiare disabile.

L’agevolazione consiste in tre giorni di permesso ogni mese per prestare assistenza al familiare con disabilità in stato di gravità, è inoltre possibile frazionare in ore le tre giornate di permesso.

I permessi non possono essere fruiti da due persone diverse per lo stesso soggetto disabile, tranne nel caso di genitori, anche adottivi, di figli disabili. A loro viene riconosciuta la possibilità di fruire di entrambe le tipologie previste anche alternativamente, con la sola precisazione che non possono fruire del beneficio nei giorni in cui anche l’altro genitore ne fruisce. Il diritto al permesso retribuito per l’assistenza a familiari disabili viene meno nel periodo in cui questi ultimi risultano ricoverati a tempo pieno in ospedali oppure case di cura, siano esse pubbliche o private. Per ricovero a tempo pieno deve intendersi il soggiorno per le intere ventiquattro ore, escludendo quindi i casi in cui si ricorre a ricoveri per le sole ore giornaliere.

Abuso legge 104

L’articolo 33 della Legge 104 del 5 febbraio 1992, Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, ha introdotto nell’ordinamento italiano i permessi retribuiti per assistere un familiare portatore di handicap. La legge è stata successivamente modificata dalla legge n. 53 del 8 marzo 2000, dalla legge n. 183 del 13 maggio 2010 e dal Decreto Legislativo n.119 del 18 luglio 2011.

Ad oggi, secondo l’Inps sono oltre 50mila i beneficiari dei permessi 104 personali e oltre 360mila i lavoratori che ne fruiscono per assistere familiari.

La scorretta fruizione dei permessi ex Legge 104 del 1992 può costituire giusta causa di licenziamento, l’uso improprio è configurabile come abuso del diritto.

Se i permessi ex legge 104 del 1992 vengono utilizzati non per l’assistenza al familiare disabile, bensì per attendere ad altre attività, si verifica un abuso del diritto che legittima l’intervento di un’agenzia investigativa. Il lavoratore che faccia un uso improprio del permesso non solo viola i suoi doveri (civilistici) di buona fede e correttezza nei confronti del datore di lavoro, ma potrebbe essere accusato di truffa aggravata ai danni dell’ente pubblico (INPS), reato che ex art. 640 c.p. è procedibile d’ufficio e cioè non richiede l’attivazione del privato (querela) ed al tempo stesso in caso di contenzioso del lavoro il giudice, in qualità di pubblico ufficiale, sarà tenuto ad informare la procura della Repubblica della notizia di reato da lui appresa. 

Come può tutelarsi l’Azienda?

Le aziende possono tutelarsi da questo fenomeno ricorrendo all’ausilio di agenzie investigative autorizzate e specializzate in questo ambito, come Axerta, leader nelle indagini contro le frodi aziendali.

Lo strumento investigativo è giustificato non solo per l’avvenuta perpetrazione di illeciti e l’esigenza di verificarne il contenuto, ma anche in ragione del mero sospetto che illeciti siano in corso di esecuzione (v. Cass. n. 3590 del 2011; più di recente Cass. n. 15094 del 2018). Secondo lo statuto dei lavoratori i controlli sui lavoratori sono legittimi se si sospetta un danno patrimoniale, e come confermato più volte dalla Corte di Cassazione, le assenze ingiustificate rientrano in questa casistica. Indagini di questo tipo, svolte nel rispetto della privacy, consentono di raccogliere prove certe e inoppugnabili, che in caso di scorretto utilizzo dei permessi retribuiti ex legge 104 consentono all’azienda di procedere al licenziamento con giusta causa del dipendente.

Il metodo

Un metodo unico e coerente con le aspettative delle aziende e degli studi legali: questo è l’elemento differenziante nella value proposition di Axerta, e si articola principalmente attraverso le seguenti fasi.

  1. Valutazione

    Il primo compito di Axerta è raccogliere tutte le informazioni per valutare l’opportunità di procedere, determinando la possibilità di tutelare efficacemente i diritti del cliente.

  2. Strategia

    Prima di ricevere l’incarico Axerta consegna al cliente un pre-progetto con il dettaglio delle azioni da intraprendere e con l’indicazione di costi, tempi e risultati attesi.

  3. Azione

    Il cuore del metodo Axerta è costituito dalle attività di indagine sul campo. Azioni svolte sempre con la massima consapevolezza e competenza.

  4. Verifica

    Axerta affida ogni processo investigativo a un Supervisor che coordina i vari ambiti di indagine. Il Supervisor ha il compito di verificare che tutte le azioni siano svolte in coerenza con la strategia investigativa.

  5. Risultato

    A conclusione delle indagini verrà consegnata al cliente una relazione redatta da avvocati.

Il risultato

L’ultimo step del metodo Axerta consiste nell’elaborazione del dossier finale da parte dei legali interni, corredato di rilievi video e fotografici, al fine di provare le circostanze richieste dopo aver verificato ancora una volta ogni aspetto di legalità e poter serenamente esibire quanto documentato in giudizio.

Il dossier finale è quell’elemento che consente una difesa concreta del cliente, e la sua efficacia è costituita, oltre che dalle prove in esso contenute, dalla competenza legale con la quale è stata coordinata l’indagine e redatto il documento di output.

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