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I controlli difensivi in senso stretto, compresi quelli con strumenti tecnologici, sono legittimi solo se eseguiti in seguito all’insorgere di un sospetto fondato sulla commissione di un illecito da parte del lavoratore e devono riguardare in modo esclusivo i dati acquisiti successivamente a tale sospetto.
Lo stabilisce la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 807/2025.
Controllare dunque un dipendente, installando telecamere o utilizzando altri strumenti tecnologici senza rispettare la normativa si traduce in dati inutilizzabili, che non solo compromettono l’efficacia del controllo, ma violano anche la privacy del lavoratore secondo l’art 4 della legge 300/70. Le prove acquisite prima di un sospetto concreto saranno considerate illecite, minando la possibilità di una corretta gestione delle situazioni problematiche e creando un clima di sfiducia.
Per evitare errori che possano portare a un licenziamento dichiarato illegittimo, esponendo le aziende a rischi legali e invalidando eventuali altre azioni disciplinari, è fondamentale affidarsi a consulenti esperti in ambito legale e investigativo, perché solo un approccio consapevole garantisce interventi efficaci e tutela sia l’azienda che i diritti dei lavoratori.