Il valore del marchio può essere stimato tenendo conto della redditività attesa, della posizione di mercato, della distintività e forza attrattiva.
COMMENTO
a cura di Marilena Guglielmetti – Investigatore Criminologo
La citazione della Cassazione civile sottolinea che il valore di un marchio può essere stimato considerando diversi fattori, tra cui la redditività attesa, la posizione di mercato, la distintività e la forza attrattiva. In sostanza, il valore del marchio non è solo un fattore economico, ma anche un riflesso della sua capacità di distinguersi e di attrarre i consumatori. Misura la capacità del marchio di differenziarsi dagli altri marchi, rendendolo riconoscibile e memorabile per i consumatori. Indica la capacità del marchio di attrarre i consumatori, stimolando il desiderio di acquisto e creando un’immagine positiva del brand.
La frase della Cassazione civile (Sez. I, 13 luglio 2017, n. 17330) evidenzia che la valutazione di un marchio è un processo complesso che va oltre la semplice stima monetaria. Il valore di un marchio, infatti, è strettamente legato alla sua capacità di generare profitti, alla sua presenza nel mercato e alla sua capacità di essere riconosciuto e apprezzato dai consumatori. Fattori trasversali tutti egualmente importanti da tutelare mediante analisi e due diligence dettagliate che possano documentare ad esempio, ai terzi la forza attrattiva del marchio stesso.